L’anno scolastico che si è da poco concluso è stato complesso dal punto di vista psicologico per i ragazzi. Nonostante in apparenza ci si sia gettati alle spalle i due difficili anni scolastici precedenti, per molti di loro la pandemia è stata una sorta di “catalizzatore”, un evento che li ha portati su una traiettoria di malessere, si sono trovati alle prese con le conseguenze delle restrizioni, senza riuscire a tornare alla tanto agognata normalità.
La pandemia ha, infatti, indebolito psicologicamente molti di loro, slatentizzando fragilità mentali che fino a oggi non si erano manifestate o andando ad aggravare problemi preesistenti.
L’adolescenza è già di per sé una fase di vita piuttosto complessa, un’età di grandi cambiamenti e trasformazioni, in cui ragazzi e ragazze sono chiamati a ridefinire la propria personalità e i propri valori. Capire i loro comportamenti non è semplice, perché spesso gli adolescenti hanno un comportamento bizzarro e rischioso, apparentemente inadeguato, e si lasciano trascinare dal gruppo. Alla luce dei recenti studi è possibile dare al fenomeno dell’adolescenza una spiegazione più complessa e completo, che tiene conto anche delle modifiche che avvengono a livello cerebrale.
Gli studi degli ultimi anni hanno consentito di spiegare meglio i cambiamenti che determinano la comparsa di quattro caratteristiche mentali, definite dal neuropsichiatra americano Daniel Siegel: la ricerca di novità, il coinvolgimento sociale, la maggiore intensità emotiva e l’esplorazione creativa.
La pandemia ha sconvolto queste caratteristiche, in particolare il coinvolgimento sociale che consente agli adolescenti di formare un’identità attraverso la relazione con i compagni, come un riflesso in cui rivedere le proprie paure e perplessità. Se in molti casi queste relazioni possono portare a comportamenti pericolosi per ottenere l’approvazione del gruppo, allo stesso tempo i legami creati possono diventare un sostegno essenziale nel corso della vita.
Nei due precedenti anni scolastici le limitazioni agli spostamenti, l’isolamento e il distanziamento, hanno ostacolato e in molti casi impedito il coinvolgimento sociale, con effetti non trascurabili. Chi aveva più risorse famigliari, economiche, spazi e reti sociali più solide è stato comunque male, ma in molti casi è riuscito a reggere con più efficacia rispetto a chi non aveva questo tipo di risorse.
Ragazzi e ragazze che avevano già difficoltà, in contesti di maggiore vulnerabilità, hanno avuto conseguenze più gravi, per loro si sono sommati diversi elementi di stress, con un netto peggioramento della salute mentale e del benessere psicologico.
Un’indagine interessante è stata commissionata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop), pubblicata lo scorso ottobre: i risultati si basano sulle risposte di 5.621 psicologi e dicono che durante l’epidemia i pazienti in terapia con meno di 18 anni sono aumentati del 31 per cento.
«La psicopandemia – ha detto David Lazzari, presidente del Cnop – non è una battuta, né una invenzione degli psicologi, è una realtà, ed è a tutti evidente che c’è un’onda lunga di disagio e disturbi psicologici che durerà anni e interessa quote importanti della popolazione. Tra i giovani sino a 18 anni uno su due vive un disagio psicologico e uno su dieci manifesta un disturbo».
Tale disagio si è manifestato nei ragazzi attraverso segnali tipici della sintomatologia depressiva come i progressivi sentimenti di autosvalutazione, la disregolazione emozionale, i disturbi del comportamento alimentare, gli stati d’ansia, fino a gesti di autolesionismo.
Si riassumono qui di seguito i 5 fattori che secondo molti esperti hanno avuto un impatto importante sulla salute mentale dei ragazzi.
- La perdita della dimensione sociale
A pagare il prezzo più alto delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria sono stati i ragazzi della scuola superiore. Alla base del disagio c’è sicuramente stato il non aver potuto vivere nella normalità quelli che sono momenti fondamentali per la crescita. In questa fase la condivisione con il gruppo dei pari è infatti essenziale: l’adolescenza è il momento in cui i ragazzi conquistano maggiore autonomia, sperimentano le prime libertà e acquisiscono competenze relazionali. Gli amici, con cui condividere il tempo libero e scambiare confidenze, diventano un punto di riferimento fondamentale. Un altro esempio può essere rappresentato dal non aver vissuto nella normalità un’esperienza importante come il primo amore, attraverso cui i ragazzi sperimentano per la prima volta l’affettività fuori dai legami familiari e che si configura come una tappa evolutiva necessaria verso l’età adulta.
- La perdita delle tappe importanti
A pesare sulla salute mentale dei ragazzi il non aver avuto la possibilità di vivere normalmente i traguardi importanti, come l’esame di maturità o il passaggio dalle medie alle scuole superiori. Fasi di passaggio, caratterizzate da rituali e dinamiche che rappresentano momenti importanti nel percorso di crescita.
- La didattica a distanza
Anche la Dad ha avuto degli effetti sulla salute mentale degli adolescenti. Tra i segnali di disagio manifestati dai più giovani negli ultimi due anni ci sono disturbi di tipo cognitivo, come difficoltà di concentrazione associata spesso a calo della motivazione, con ripercussioni sull’apprendimento. I risultati delle prove invalsi 2021 mostrano di fatto come vi sia stato un vero e proprio crollo nelle competenze degli studenti soprattutto delle superiori.
- Le esperienze virtuali
Negli ultimi anni gli adolescenti si sono trovati costretti a vivere le principali esperienze di crescita in modo virtuale, attraverso uno schermo. Anche questo è un aspetto da non trascurare, l’essere umano infatti impara e vive attraverso le esperienze sensoriali, che coinvolgono tutti i sensi e non solo vista e udito come avviene nell’interazione virtuale.
- Il costante stato di allerta
A gravare sulla situazione dei ragazzi anche la condizione di iper-allarme e di paura che hanno sperimentato negli ultimi anni e che ha portato a disturbi quali la difficoltà a ri-uscire di casa quando ci sono state le opportunità per farlo, oltre a una serie di sintomi come i disturbi del sonno, la perdita di vitalità e la mancanza di energia. L’iper-vigilanza e la paura hanno reso difficile per alcuni di loro costruire delle traiettorie per il futuro.
Inoltre, nell’affrontare l’epidemia e i suoi effetti è mancata la consapevolezza collettiva del fatto che non tutto tornerà come prima. La confusione e le false speranze hanno disorientato moltissimo tutte le persone e in particolare gli adolescenti, con conseguenze sulla loro salute. Negli ultimi due anni la società e l’informazione hanno spinto verso la ricerca di pseudocertezze assolute, dando false speranze molto dannose per i ragazzi e le ragazze.
Si tratta di ragazzi che hanno sentito di stare male, ma che non sono riusciti a dare un nome alle sensazioni che provavano, fallendo nel tentativo di comprendere gli intensi vissuti emotivi da cui si sono sentiti sopraffatti, motivo per cui abbiamo assistito a un notevole aumento dei comportamenti aggressivi: le emozioni non comprese vengono agite, il sintomo segnala il disagio, comunica il dolore e la sofferenza individuale. Spesso, però, il sintomo rappresenta anche una prima forma di cura messa in atto per mitigare un dolore vissuto come insopportabile.
L’attuale condizione di ripresa è sicuramente una svolta positiva, così come è stato importantissimo il ritorno a scuola, ma bisogna agire al più presto per promuovere un messaggio di gradualità, monitorando con attenzione l’evoluzione emotiva di questa situazione. C’è la possibilità di recuperare certe esperienze e di ricostruire. Bisogna però tornare ad allenare la capacità di avere aspirazioni, ovvero tornare a pensare che possono esserci ancora dei mondi a cui possiamo tendere. I nostri giovani hanno necessità di tornare a sognare, non solo virtualmente ma attraverso il proprio corpo e vivendo i propri affetti.
Per dare un senso a questi due anni è necessario che questi temi vengano portati sempre più in primo piano e sottoposti all’attenzione di tutti affinché, con urgenza, vengano messi in atto interventi efficaci e concreti che vedano tutte le istituzioni impegnate in una presa in carico globale degli adolescenti: appare chiaro quanto la salute mentale abbia un ruolo prioritario e non più accessorio rispetto alla salute fisica.
Elisa Russello, referente di alcuni Sportelli psicologici nelle scuole secondarie di secondo grado della Città di Torino